mercoledì 9 novembre 2011

Le cellule staminali

1. Chiarificazione dei termini

Ricerca: è l’anima e il motore del progresso
Essa:
- indica la direzione da seguire per conoscere la natura delle cose, dei processi, dei comportamenti;
- usa il metodo scientifico che è basato su: osservazione, formulazione di ipotesi, verifica sperimentale, validazione.
La ricerca è sempre mossa dal desiderio di conoscere, di sapere di più di una realtà data o fenomeno (ricerca pura) o finalizzata ad uno scopo (ricerca applicata).
La ricerca può comportare dei rischi perché, trovando soluzioni per migliorare la vita dell’uomo, non sempre può prevederne tutte le implicazioni.

2. Medicina e biologia

Queste due parole unite insieme (biomedicina) danno vita ad una scienza che studia la biologia e la medicina ad essa confacente.
La biologia studia i processi fisici e chimici che originano e regolano la vita e il suo ambiente.
L’essere umano è costituito di cellule.
Lo studio di esse porta a conoscere meglio il funzionamento con i suoi aspetti fisiologici e patologici.
La medicina studia le possibilità di produrre nuovi farmaci e conoscerne il meccanismo d’azione dei farmaci con la relativa azione biologica.
La ricerca biomedica avviene:
- in vitro o in laboratorio: si studiano cellule di animali sani o malati per conoscere i fenomeni biologici. Questa è medicina sperimentale;
- in vivo: studio su animali o sull’uomo per migliorare i procedimenti diagnostici e terapeutici con ricerca chimica.
E’ ovvio che le scienze sperimentali necessitano di un continuo processo di orientamento etico.

3. Cellule staminali

La biomedicina è composta di vari settori. Tra essi possiamo annoverare:
- medicina procreativa o fecondazione medicalmente assistita,
- medicina rigenerativa o stimolazione per rigenerare cellule, tessuti e organi,
Queste tecniche utilizzano le cosiddette "cellule staminali". Esse sono cellule capaci teoricamente di riprodursi all’infinito e, poste in determinate condizioni, capaci di trasformarsi in cellule specializzate: neuroni, cellule epatiche, cellule del sangue.
Ne esistono di vari tipi. I più importanti sono:
- totipotenti: possono dar vita a qualsiasi tessuto o organismo intero. Si possono estrarre da embrioni vivi (CSE),
- pluripotenti: possono dar vita a qualsiasi tessuto, ma non ad un organismo intero. Si trovano nel liquido amniotico, nella placenta, nel sangue del cordone ombelicale,
- Unipotenti o specializzate: sono presenti in ogni tessuto adulto ma in numero assai limitato.

3.1. Cellule staminali embrionali

Queste cellule, oltre a presentare ancora grosse problematiche scientifiche sul loro utilizza, sono fonte di questioni etiche, perché per ottenerle è necessario sopprimere l’embrione.
L’opinione comune tende a pensare la ricerca scientifica ad un qualcosa di neutrale. La valutazione etica entra in scena al momento dell’applicazione, in quanto può diventare strumento diagnostico (radiologia) o strumento distruttivo (la bomba atomica).
Nel caso delle cellule staminali il problema etico non si pone al momento dell’utilizzo, ma al momento della loro produzione.
Infatti per ottenerle dall’embrione è necessario prelevare le cellule interne (o blastomeri) dell’embrione di almeno quattro giorni (si tratta del blastocisti).
Si tratta di produrre embrioni umani o utilizzare quelli crio conservati in banche per embrioni e poi distruggerli.

3.2. Cellule staminali adulte

Dette anche somatiche. Sono isolate da diversi tessuti. Il loro utilizzo, per altro già ampiamente operato clinicamente e risultati sicure per i pazienti, non presenta problemi etici.
In alcuni casi si sono isolate cellule pluripotenti da tessuti con elevata plasticità, quali il midollo spinale, il sangue del cordone ombelicale, il liquido amniotico o della placenta. In altri casi si sono isolate da tessuti già ben differenziate quali la cornea, il tessuto adiposo, il bulbo alfatico.

4. Problemi etici

In genere il mondo mediatico quando parla di cellule staminali fa riferimento alla ricerca biomedica. Si parla di esse sempre in senso generale, senza specificare il tipo, adulte o embrionale.
In genere si critica il giudizio negativi della chiesa sull’uso dell’embrione umano come mezzo per raggiungere nuove metodologie terapeutiche, affermando che il giudizio della chiesa blocca la ricerca sulle cellule staminali.
In realtà la chiesa afferma che: «la ricerca sulle cellule staminali somatiche merita approvazione e incoraggiamento quando coniuga felicemente insieme il sapere scientifico, la tecnologia più avanzata in ambito biologico e l’etica che postula il rispetto dell’essere umano in ogni stadio della sua esistenza» (PAV, 2006).
L’opinione pubblica fa questo semplice ragionamento: la maggioranza delle malattie è dovuta a un insieme di fattori genetici, ambientali, comportamentali interagenti tra loro.
Questo spiega perché il progresso della conoscenza diagnostica in genetica è sempre molto più veloce di quello terapeutico.
Il ragionamento deterministico: dato un effetto deve esserci senz’altro una causa, mistifica il senso del dibattito sul paino della realtà.
Si pensi, per esempio, alla diffusione dello stretto rapporto tra diagnosi prenatale e prasi abortiva o alla diffusione di banche con seme geneticamente selezionato.
Il ragionamento sotteso e il seguente: migliore Dna uguale migliore salute, prestanza fisica, maggior benessere del nascituro.
Si pensi, inoltre, alla selezione genetica operata mediante la diagnosi reimpianto, diagnosi che precede il trasferimento in utero dell’embrione, per evitare la nascita di bambini con fattori di rischio per malattie importanti e nel futuro.
Sono all’ordine del giorno diagnosi genetica preimpianto per individuare embrioni di sesso femminile portatori di cancro al seno, malattia di origine multifattoriale.
A questo punto sorgono le seguenti domande:
- E’ lecito l’uso di embrioni umani per la produzione di cellule staminali?
- E’ lecito la selezione di embrioni in epoca preconcezionale, anche per fattori di rischio di malattie che eventualmente si svilupperà in età adulta?
La prima domanda rimanda alla natura dell’embrione e dell’azione umana. La biologia insegna che l’embrione umano è individuato da un Dna che lo caratterizza biologicamente per tutto il corso della sua vita. Il suo sviluppo prosegue in modo coordinato, continuo, graduale dalla prima cellula fecondata (zigote) fino alla morte. E’ un essere umano a pieno titolo.
La seconda domanda può essere assolta dicendo che: un atto, mosso da finalità buona, non può essere compiuto attraverso un’azione che tende a distruggere la vita umana.
A proposito la PAV (Pontificia Accademia per la Vita) afferma: «nell’elaborazione di un itinerario di ricerca biomedica che sia rispettoso del vero bene della persona risulta appropriata la seguente metodologia:
- esposizione dei dati biomedici,
- approfondimento del significato antropologico,
- individuazione dei valori in gioco che tale fatto comporta,
- elaborazione di norme etiche atte a guidare il comportamento degli operatori in determinate situazioni».
Migliorare la qualità della vita è possibile e doveroso, senza però danneggiare nessuno.
Per questo l’uso di cellule staminali embrionali non è moralmente accettabile.