“Chi dice la gente che io sia?”.
Non certo dall’impossibile ignoranza della sua missione: egli sa chi è e dove sta andando.
Poteva forse avere un qualche interesse nel reperire l’immagine di sé sulle bocche curiose della gente?
Chi è da sempre l’immagine perfetta del Padre non ha bisogno di simili specchi deformanti. La domanda di Gesù viene dal profondo affetto per i suoi, per quelli che hanno lasciato tutto e lo stanno seguendo.
Quelli di cui conosce le ansie e i timori e gli interrogativi acuti e i dubbi e (perché no?) gli equivoci, circa la sua identità e circa la loro comune avventura. È mosso a compassione dalla loro fedele sequela che forse non riusciva a capire.
Ma chi può capire il mistero del Dio fatto uomo?
La forza dello Spirito suggerisce a Pietro la celebre risposta che l’evangelista Marco riproduce scarnamente: “Tu sei il Cristo”.
La fedeltà amante di Pietro e dei suoi compagni apre loro lo scrigno prezioso del mistero e intravedono, come nel bagliore di un lampo, la verità delle cose.
Gesù li invita, con severità, alla discrezione.
Potrebbe l’uomo portare il peso della verità tutta intera prima che lo Spirito sia effuso su di lui? Verrà la morte e la risurrezione, verrà l’ascensione e verrà infine il Paraclito. Allora il segreto messianico sarà gridato sopra i tetti, ma intanto ora, là sotto l’Ermon, all’imbrunire, l’affezione tra di loro ha toccato il suo fondamento.
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