mercoledì 21 dicembre 2011

L'etica attuale della vita umana

Come gli altri trattati della teologia morale, anche il tema della vita umana si trova davanti a una sfida quella che gli è lanciata dalla situazione presente e dalla prospettiva futura.

Senza disprezzare il passato, la morale si deve orientare di preferenza sulla base delle urgenze del presente e del futuro.

Avendo l’obiettivo di indicare le strade per le quali si deve orientare la morale della vita umana, riteniamo opportuno analizzare gli orientamenti fondamentali per formulare una corretta impostazione dei rapporti tra vita umana ed etica cristiana. Esponiamo tali orientamenti fondamentali in tre momenti:

- indicando il quadro biomedico nel quale si deve situare l’impostazione etica attuale sulla vita umana;

- analiz­zando il significato della bioetica in quanto disciplina interfa­coltativa razionale, dato che la trattazione teologico-morale deve conoscere e tener conto delle impostazioni della raziona­lità etica;

- proponendo la configurazione di un discorso teo­logico morale specifico sui problemi della vita umana median­te la costituzione della bioetica teologica.


1. Quadro biomedico dell’impostazione etica attuale sulla vita umana


Crediamo che l’impostazione etica attuale sulla vita umana debba realizzarsi tenendo conto di due aspetti fondamentali che configurano la situazione attuale della biomedicina e che costituiscono l’inquadratura adeguata per il discorso teo­logico-morale sui temi della vita.

La bioetica non può essere formulata trascurando la realtà.

La ripetizione quasi meccani­ca di formule e soluzioni di altri tempi non è la posizione ade­guata davanti alle nuove impostazioni dei problemi.

Semplificando al massimo la nuova situazione biomedica, riteniamo opportuno tener conto di questi due fattori:


1.1. I progressi della scienza nel campo biologico


La bioetica si trova permanentemente sfidata dai progressi scientifici nel campo della biologia. A volte si chiede al moralista di improvvisare una valutazione morale sul filo di un’informazione più o meno seria, su nuove scoperte scientifiche.

Il fattore decisivo nella rapida configurazione della bioeti­ca consiste negli altrettanto rapidi progressi delle scienze biologiche e mediche.

Questi processi danno origine a seri interrogativi quando sono applicati all’essere umano nella pratica medica. Si pensi, per esempio, alle seguenti possibilità:

- L’ingegneria genetica applicata alla biologia umana, con l’orientamento non soltanto di dare soluzione a infermi­tà genetiche, ma anche, benché ancora in modo ipoteti­co, di manipolare la specie umana.

- Le tecniche di riproduzione umana: l’inseminazione artificiale, con il concomitante immagazzinamento, classifi­cazione e distribuzione di seme umano;

- la fecondazione artificiale, con l’impianto di embrioni nell’utero proprio o affittato, e con il congelamento e la manipolazione di embrioni umani.

- Le nuove frontiere nel trapianto di organi (cuore, cervel­lo) e nelle investigazioni sugli stati intersessuali e sulla transessualità.

- I progressi tecnici nella pratica della rianimazione (problema della eutanasia e della adistanasia), nella diagnosi prenatale (aborto eugenetico), nella sterilizzazione e nel­la contraccezione.

Ci troviamo davanti a un’autentica «rivoluzione biologi­ca». La nuova situazione lancia una sfida all’umanità. Tale sfida può essere espressa con l’interrogativo: tutto ciò che «si può» (tecnicamente) fare, «si deve» (eticamente) fare? Si tratta dell’eterna domanda sul rapporto tra «tecnica» e «eti­ca», tra «scienza» e «coscienza».


1.2. I cambiamenti operati nel concetto della salute e della pratica medica


Alcuni anni fa, Laìn Entralgo concretizzava in quattro caratteristiche la situazione attuale della medicina. «La medici­na odierna è attuale per l’opera congiunta, e a volte conflit­tuale, di quattro caratteristiche o note principali:

- La sua estrema tecnificazione strumentale e un peculiare atteggiamento del medico davanti ad essa.

- La crescente collettivizzazione dell’assistenza medica in tutti i paesi del mondo.

- La personalizzazione dell’infermo in quanto tale e, di conseguenza, la ferma acquisizione del concetto di per­sona in seno alla patologia scientifica.

- La prevenzione dell’infermità, la promozione della salute e il problema se sia tecnicamente possibile un miglioramento della natura umana».

Nella pratica medica attuale stanno emergendo sensibilità e valori che devono essere tradotti nelle considerazioni etiche e negli ordinamenti giuridici: l’autonomia dell’infermo, il ri­spetto della sua libertà, i diritti del paziente (diritto a rifiuta­re il trattamento, compensazione per l’assistenza medica defi­citaria, diritto dell’infermo alle cartelle cliniche). Davanti alla crescente disumanizzazione della medicina sorge l’aspirazione viscerale e la ricerca ragionata per una pratica medica al ser­vizio dell’uomo.

D’altra parte, la dimensione sociale della medicina dà ori­gine a nuove possibilità e a nuove ambiguità.

L’etica si sente interpellata da vari fronti;

- la determinazione delle necessità e delle priorità sanitarie, che non può essere affidata esclusiva­mente a medici e a politici, ma che richiede la partecipazione di tutta la comunità sociale;

- il discernimento tra i diversi sistemi di salute, i cui criteri ispiratori e le cui opzioni operative devono essere sottoposti all’interpellanza morale;

- la denun­cia dello spirito consumistico nell’area della salute, che si traduce nella creazione di necessità artificiali e nell’uso indiscriminato di medicine non necessarie e persino nocive.

Il concetto di salute ha acquisito un’estensione notevole. Implica non soltanto l’idea di stare bene ma anche la realtà della qualità della vita, così come la realizzazione integrale della persona umana. La promozione della salute impone nuovi compiti: alimentazione, igiene, pianificazione familia­re, la società.

Le interferenze di alcune aree con altre esigono l’analisi valutativa e la concomitante riflessione etica.


2.
L’interdisciplinarità della «bioetica» razionale


Nel corso degli ultimi decenni si è andata configurando una disciplina chiamata bioetica o etica biomedica, che in mo­do sistematico studia i problemi morali proposti dalle scienze e dalle tecniche della vita e dall’attenzione alla salute.

La bioetica si presenta come una scienza organica, in stretta rela­zione con l’etica fondamentale e con i dati della scienza e dell’attenzione mediche.

Sebbene non neghi il riferimento religio­so nei discernimenti morali, la bioetica si colloca nell’orizzon­te dell’etica razionale e intende offrire un orientamento valido per la società laica e pluralista.

La riflessione teologico-mora­le deve tener conto delle impostazioni e delle soluzioni della bioetica, mentre, allo stesso tempo, si mantiene coerente con la cosmovisione cristiana.

Qui di seguito offriamo un insieme di prospettive al fine di descrivere il significato e la funzione della disciplina della bioetica razionale.


2.1. Novità terminologica e concettuale


Il termine bioetica è di conio recente. Nato in ambiente anglosassone, ha trovato accoglienza favorevole nelle altre aree linguistiche.

Trattandosi di una novità terminologica e con­cettuale, è necessario iniziare la riflessione con un insieme di accostamenti allo stesso tempo delimitativi e chiarificatori.

Il termine deriva dalla radice greca di due parole di notevole significato: bios (vita) ed éthos (etica).

Proposito generale della bioetica è raggiungere la «composizione» adeguata tra codeste due realtà della vita e dell’etica; una composizione che non sia puramente una giustapposizione ma un’autentica inte­razione.

La relazione attiva e stimolante tra vita (bios) ed etica (éthos) può essere intesa con maggiore o minore ampiezza e con minore o maggiore precisione.

Per Potter (1971), uno dei primi a utilizzare il termine bioetica come titolo di un libro e con il senso programmatico di una nuova sezione del sapere, la bioetica consiste fondamentalmente nel servirsi delle scienze biologiche per migliorare la qualità di vita.

In que­sta considerazione si avverte immediatamente tanto l’ampiez­za di significato come la conseguente imprecisione del contenuto.

Ci sono coloro che, situati sull’estremo opposto, limitano il rapporto tra vita e valori etici all’area dell’attività medica. Secondo questa considerazione, la bioetica verrebbe a essere un nuovo termine per esprimere il vecchio concetto dell’etica medica.

Come Kieffer avverte, «per molte mentalità, questa è l’accezione predominante».

Non si può togliere importanza ai due orientamenti accen­nati. Da una parte, i fatti biologici hanno una inevitabile ri­percussione nei valori etici; i progressi scientifico-tecnici della biologia devono essere orientati per promuovere la qualità di vita, individuale o sociale, personale e ambientale.

D’altra parte, dove la vita umana si trova problematizzata in modo decisivo è nelle situazioni sottoposte alla pratica medica. Ne segue che la bioetica debba assumere i problemi e gli obiettivi sia dell’«etica della natura» (ambientale) sia dell’«etica della biomedicina».

Tuttavia, la nozione di bioetica si estende oltre la morale medica e possiede una precisione maggiore di quella espressa dall’etica ambientale.

Nell’attuale momento, la nordamerica­na Encyclopedia of Bioethics segna il significato vigente della bioetica, la quale «può essere definita come lo studio sistema­tico del comportamento umano nell’area delle scienze della vita e della cura della salute, in quanto il detto comportamen­toe ‘ esaminato alla luce dei valori e dei principi morali».


In conformità con questa considerazione, la bioetica è formalmente un ramo o subdisciplina della scienza etica, dalla quale riceve lo statuto epistemologico basilare e con la quale mantiene un rapporto di dipendenza giustificatrice e orientatrice.

Alla bioetica i contenuti materiali sono forniti dalla real­tà della «cura della salute» e dai dati delle «scienze della vita» come la biologia, la medicina, l’antropologia, la sociologia.

L’analisi dei temi, benché abbia un onnipresente riferimento all’etica, deve essere eseguita mediante una metodologia interdisciplinare; scienza, diritto, politica sono grandezze imprescin­dibili per configurare la bioetica.


2.2.Deconfessionalizzazione e dedeontologizzazionè dell’etica


Per molto tempo i problemi morali della biomedicina sono stati orientati e regolati fondamentalmente da due istanze: la morale religiosa e i codici deontologici.

Non è giusto né esatto trascurare di riconoscere a queste due istanze un ruolo decisivo nella storia dell’etica della biomedicina.

Tanto meno è segno di maturità scientifica proscrivere come spuri ogni riferi­mento religioso e ogni codificazione deontologica in rapporto con l’etica attuale della vita umana. Sono prospettive degne di essere considerate.

Nonostante gli apprezzamenti precedenti, la bioetica si è configurata a partire dalla deconfessionalizzazione dell’etica e liberandosi dal predominio della codificazione deontologi­ca.

Questo, dal punto di vista positivo, significa che la bioeti­ca:

- deve fondarsi sulla razionalità umana laica, e condivisa da tutte le persone;

- deve situarsi sul terreno filosofico, .cercando un paradig­ma di «razionalità etica» che si situi al di là dell’ordina­mento giuridico e deontologico e al di qua delle convin­zioni religiose.


2.3. Il paradigma di razionalità in bioetica


La debolezza e la forza della bioetica dipendono in grande misura dalla teoria etica generale in cui si situano le impostazioni e gli orientamenti. La bioetica funziona all’interno di un paradigma di razionalità etica, il quale le fornisce il carattere di riferimento per i discernimenti e per le proposte operative.

Ci sono tanti paradigmi di razionalità etica quante sono le teorie filosofiche sulla moralità. Nella bioetica ne sono appli­cate diverse con maggiore o minor risultato.


2.3.1. Paradigmi teleologici


Nel mondo anglosassone prevalgono due paradigmi:

- quello consequenzialista o utilitarista;

- quello dell’etica evoluzionista.

Secondo il paradigma consequenzialista la moralità si misura dai risultati dell’azione, cioè dall’utilità, individuale o sociale, che risulta da una determinata azione.

Il paradigma dell’etica evoluzionista fa coincidere la mora­lità con quelle condizioni che «minimizzano la sofferenza umana e massimalizzano quei valori umani che innalzano la sopravvivenza della comunità umana, la qualità della vita per tutta la società e il livello di potenziale umano per ciascun individuo».


2.3.2. Paradigmi deontologici


Insieme ai due paradigmi menzionati di carattere teleologi­co ce ne sono altri di taglio più deontologico.

Sono quei siste­mi che fondano la razionalità etica su un «ordine» precedente all’azione e indipendente dalle conseguenze di questa. La teo­ria classica della «legge naturale» e il formalismo morale kan­tiano sono esempi qualificati del sistema morale deontologi­co.


2.3.3. Verso un paradigma pragmatico con funzionalità pubblica


Senza che sia necessario dirimere la discussione accademi­ca sull’uso dell’uno o dell’altro dei paradigmi etici, riteniamo che la bioetica abbia bisogno di optare per un’inquadratura di riferimento più concreto e con funzionalità pubblica.

In conformità con la situazione laica e pluralista della società democratica, la bioetica deve essere impostata all’interno d’una ra­zionalità etica delimitata dai parametri della democratizzazione, del dialogo pluralista e della convergenza d’integrazione.

Le esigenze di tale razionalità sono soddisfatte dal paradig­ma dell’etica civile.


2.3.4. I criteri di riferimento della bioetica


Il paradigma dell’etica razionale e civile può essere concretato in un complesso di validità etiche e di orientamenti estirna­tivi che hanno funzionalità diretta nel campo della biomedici­na.

Le une e gli altri costituiscono i criteri di riferimento della bioetica.



2.3.4.1. Validità etiche


Si può constatare una serie di valori che sono generalmente ammessi come orientamenti basilari per il giudizio etico nel campo della bioetica.

Così, per esempio, il principio di cercare sempre «il bene del soggetto» o, con formulazione negativa, «non causare danno al soggetto». L’assioma «primum non nocere» è un’espressione fondamentale dell’éthos della medicina a partire dal codice ippocratico fino ai nostri giorni.

Allo stes­so livello di questo criterio bisogna situarne altri, come il principio della libertà di ogni soggetto razionale e il diritto di tutti a una giusta distribuzione dei benefici e degli obblighi nell’ambito del benessere di vita.


2.3.4.2. Orientamenti estimativi


Gli interventi umani sul terreno della biomedicina sono sottoposti a orientamenti etici specifici. Qui di seguito, ne enumeriamo i più decisivi:

- In primo luogo, le formulazioni etiche della biomedicina devono liberarsi dai residui tabuistici di una morale eccessivamente «timorosa» davanti agli interventi dell’uo­mo in questo ambito della sua realtà.

La mitizzazione e la falsa sacralizzazione di un «ordine naturale» ha condotto l’etica della vita umana nei vincoli ciechi di una normatività morale «fisicista» e «naturalista».

La bioetica deve fare un grande sforzo per liberarsi da tali impostazioni.

- Da una morale «naturalista» è necessario passare a una morale nella quale il criterio fondamentale sia la persona.

Orbene, è necessario che la comprensione normativa di persona sia intesa all’interno di una visione globale.

«La mo­rale medica del futuro è alla ricerca di un concetto di totalità che abbracci tutto: la dignità e il benessere dell’uomo, in quanto persona, nel suo rapporto fondamentale con Dio, con l’uomo e con il mondo che lo circonda».

Questo perso­nalismo morale non va inteso in chiave «individualistica» e «privatistica»; si tratta di un personalismo inteso e valutato dal punto di vista dell’alterità.

I problemi concreti di morale medica gravitano attorno alla normatività etica della persona.

- Liberata la morale dai residui tabuistici di un «ordine naturale» sacralizzato e proiettata sul principio basilare della persona come realtà normativa, è opportuno inten­dere l’etica della biomedicina come l’istanza normativa del processo di umanizzazione ascendente.

L’influenza dell’uomo e della società sulla condizione corporea umana rivolge la chiave di interpretazione e di normatività preferibilmente verso il futuro: nell’idea di uomo che de­sideriamo realizzare.

Non ogni progresso tecnico deve essere iscritto senz’altro nel processo di umanizzazione. Di qui il fatto che la bioetica deve tener conto dei criteri del discernimento per esprimere l’istanza etica dei progressi scientifico-tec­nici nel campo della biologia.

I giudizi morali devono cercare il percorso difficile e incerto tra la Scilla di un’accettazione ingenua di tutto il nuovo e la Cariddi di una riserva reazionaria davanti ai progressi scientifico-tecnici.

Riconosciamo che è difficile trovare la rotta sicura. Non è facile risolvere con certezza l’ambiguità latente in ogni progresso umano. La morale della biomedicina si trova collocata tra la «manipolazione» e l’«umanizzazione».

Quali sono i criteri per distinguere l’una e l’altra?

Tale è uno dei compiti della bioetica.

I moralisti si confrontano in questo aspetto dell’accettazione più o meno ingenua oppure più o meno sospet­tosa dei progressi scientifico-tecnici nel campo della biologia.

- Negli ultimi anni si è parlato della necessità di formulare la morale in termini «provvisori», nello stile della morale accettata da Cartesio nel processo del «dubbio metodico».

Questo carattere di provvisorietà e di ricerca ha la sua applicazione nel campo della bioetica.

Come dice Sporken: «Le intuizioni che ci sono state trasmesse appaiono oggi, a motivo del mutamento delle nostre idee dell’uomo e del mondo, sottoposte a una profonda revi­sione critica. Ciò si deve dire con enfasi ancora maggiore per quanto riguarda l’etica medica, dato che l’investigazione medica e l’assistenza facoltativa si trovano in uno sviluppo progressivo straordinariamente rapido. Ne risulta un’impresa az­zardata pubblicare un libro sull’etica medica in mezzo a simile evoluzione. Ancora non si possono dare risposte definitive ai problemi impostati tanto dalle scienze mediche e affini quanto dalla stessa società umana dei nostri giorni».

Nella soluzione dei problemi morali della vita corporea la morale tradizionale ha dato molta importanza a un insieme di «principi» o assiomi, come quello del «doppio effetto» e della «totalità».

L’impostazione attuale della bioetica deve tenere conto della revisione cui tali principi sono stati

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