Come tutti sanno il Concilio Vaticano II ha sollecitato e indirizzato il rinnovamento della teologia morale. Ha, cioè, indotto a ripensare e ridisegnare tutta la morale teologica facendo più attenzione alla persona.
Ha proposto una morale della terza persona.
Tutti gli studiosi della teologia morale si sono impegnati, dopo il Concilio, a procedere sulla strada da esso tracciata, pervenendo, malgrado alcuni sbilanciamenti e deviazioni, a risultati apprezzabili. La riflessione tologico-morale:
- attingendo ai contributi offerti dal rinnovamento biblico e teologico,
- in dialogo permanente e fecondo con le scienze antropologiche,
- in discernimento attento dei segni dei tempi;
ha:
- riconsiderato e ridefinito ambiti, metodi e contenuti,
- riproposto in modo fondativo più denso e profondo il suo impianto normativo,
- risposto a sollecitazioni e domande inedite del decidersi e agire odierni,
- elaborato sintesi settoriali e trattazioni sistematiche globali nuove.
In altre parole ha cercato di stabilire la relazione autonoma, ma distintiva, della teologia morale dal diritto e dall'ascetica, con cui, tradizionalmente, veniva, in vario modo e per tanti aspetti, a coincidere.
La morale teologica, nell'intento
- di precisare la novità cristiana,
- di accreditarla come scienza precisando il suo statuto epistemologico,
- di situarla correttamente nel dialogo delle culture,
ha, in modo particolare, cercato di individuare il 'proprio' cristiano, rispetto all'universale umano.
La determinazione dello specifico cristiano ha apportato notevole chiarezza, è stato un vero e proprio snodo ermeneutico.
Importante è stata la distinzione tra universalità normativa e specificità fondativa.
Veramente notevole è stata l'individuazione del fondamento specifico della teologia morale, enucleato così: il fondamento e le motivazioni dell'agire risiedono nella coscienza di essere «persona in Cristo».
Questo corso si colloca nel solco di questa nuova coscienza.
Esso non si colloca nell'ambito delle trattazioni di morale speciale, perché rappresenta un momento non settoriale ma architettonico della morale teologica.
Si tratta, infatti, di tracciare le linee essenziali del volto teologale del soggetto morale, renderlo, cioè, consapevole che il proprio essere e agire riceve consistenza e dinamica dall'economia della salvezza.
La morale cristiana non può essere ridotta ad un supplemento normativo o ad un'argomentazione a sostegno dell'etica razionale; tanto meno a un codice di comportamento fondato in modo teonomo, specialmente in un'epoca come la nostra caratterizzata da forte relativizzazione critica.
La morale cristiana è la persuasione morale di essere soggetti di grazia e operare nella consapevolezza di essere «persona in Cristo».
Enucleare una morale teologale vuol dire porre al centro della riflessione morale cristiana la persona umana. Concetto questo decisivo per l'intero agire e del riflettere morale del cristiano.
Questa "concentrazione antropologica" acquista consistenza nella triade biblica di fede, speranza e carità, come i modi fondamentali della relazione costitutiva e dinamica con Dio.
Detta triade costituisce il fondamento e la dinamica dell'essere e del dover‑essere cristiano.
Non sono tre obblighi di vita cristiana e neppure tre atteggiamenti settoriali o categoriali, ma tre espressioni strutturali della vita cristiana, le quali rivelano e decidono del suo essere e agire cristiano.
La vita cristiana è vita teologale.
La vita teologale è specificata dalla fede, dalla speranza e dalla carità. La fede, la speranza e la carità costituiscono la novità morale, cioè il fondamento specifico e dinamico della morale cristiana.
Questo corso vuole essere un contributo alla specificazione e fondazione teologale della morale cristiana.
Esso è frutto di lunghe riflessioni e di studi approfonditi.
venerdì 8 febbraio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento