Vestito l'abito dei Cappuccini tra il 1571 ed il 1572 intraprese un'intensa attività di predicazione nei territori appenninici tra Marche e Umbria, fino a quando nel 1587 chiese ed ottenne da Papa Sisto V di recarsi in Turchia per curare, confortare e consolare gli schiavi cristiani inermi e gli appestati , per evangelizzare i turchi e lo stesso sultano.
Quando tentò di avvicinarsi a quest'ultimo, che si chiamava Amurat III, fu incarcerato e torturato. Fu sottoposto al supplizio del gancio, a cui venne appeso con una mano ed un piede per ordine del sultano stesso. Sfiorò il martirio.
Dopo esser stato torturato fu espulso da Costantinopoli. Un angelo che gli ordinò di ritornare in Italia. Ritornato in patria, riprese la predicazione con rinnovata lena. Si dedicò ai poveri e agli infermi, lottò contro le prepotenze e le ingiustizie, realizzando rifugi per ammalati e pellegrini ed istituendo i monti frumentari e quelli di pietà nei paesi pedemontani dove più misere erano le condizioni economiche della popolazione.
Fra Giuseppe era considerato un Santo già in vita, i contemporanei gridarono al miracolo in più di una circostanza, famoso è rimasto il miracolo della moltiplicazione delle fave.
Morì in fama di santità dopo una malattia lunga e dolorosa il 4 febbraio del 1612.
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