I loro resti furono rinvenuti nel 1640 nella chiesa di S. Giovanni Calibita.
Il 4 marzo del 1742 i loro corpi e quelli di Ippolito e di Ercolano furono ricollocati, in occasione della consacrazione, operata dal Card. Vicario Guadagni, sotto l’altare maggiore, insieme alle reliquie non insigni dei martiri Zosimo e Faustina. Nei secoli si ebbero varie ricognizioni, fino all'ultima avvenuta nel 1931.
Mario, sua moglie Marta e i loro due figli, giunsero a Roma dalla Persia, oggi Iran, loro patria.
Erano venuti in pellegrinaggio per venerare le tombe dei martiri, specialmente i sepolcri dei Ss. Pietro e Paolo.
Siamo nel secolo III e le persecuzioni contro i cristiani era all'ordine del giorno, per cui non era difficile imbattersi in cadaveri di cristiani decapitati o impiccati.
Mario e sua moglie si diedero a dare degna sepoltura ai corpi dei martiri.
Scoperti e tradotti in tribunale fu richiesto loro di sacrificare agli idoli falsi e avrebbero ottenuto la libertà, almeno provvisorio.
Tutta la famiglia rifiutò l'atto di abiura e furono decapitati.
Sono additati come modello di famiglia cristiana.
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