venerdì 7 dicembre 2007

Sant'Ambrogio, vescovo e dottore (340 - 397)


Ambrogio nacque a Treviri, nella Gallia, verso 339.
Era figlio di un funzionario romano in servizio oltralpe quale prefetto del pretorio per le Gallie. Dopo la morte del padre, Ambrogio con la madre e i fratelli Marcellina e Satiro, rientrò a Roma. Marcellina si consacrò a Dio prendendo il velo delle vergini; Satiro, che per un certo tempo ricoperse un'alta carica statale, morì nel 378.
Amnbrogio studiò diritto e retorica, e iniziò la sua carriera giuridica a Sirmio.
Divenne amministratore della Liguria e dell'Emilia, con sede a Milano.
Nel 374, alla morte del vescovo Aussenzio, ariano, scoppiarono in città tumulti tra cattolici e ariani per la nomina del successore.
Per evitare ulteriori disordini, in qualità di governatore, egli radunò i fedeli, parlando con senno e fermezza, affinché tutto fosse fatto secondo coscienza e nel rispetto della libertà.
In seguito a questi discorsi, dall’assemblea si alzò un grido: "Ambrogio Vescovo!".
Ambrogio sorpreso e anche spaventato, proclamò di non essere neppure battezzato, che era solo un catecumeno e che non era degno dell'episcopato.
Si professò peccatore, tentò perfino di fuggire.
Tutto fu inutile.
Ricevette così il Battesimo e l'ordinazione sacerdotale e, otto giorni dopo, la consacrazione episcopale.
Era il 7 dicembre di quell’anno.
Scrupolosissimo nell’adempimento del suo ufficio, si diede perciò alla lettura dei Libri sacri e allo studio dei Padri della Chiesa e dei Dottori, sotto la direzione di Simpliciano, che diventerà poi suo successore.
Distribuì tra i poveri il suo non indifferente patrimonio, ed improntò la sua vita ad una rigorosa ascesi, esercitando la carità verso tutti come grande pastore e dottore del suo popolo.
La sua influenza fu particolarmente decisiva nella situazione ecclesiastica e politica dei suoi tempi.
Lottò strenuamente ed inflessibilmente per il riconoscimento esclusivo della Chiesa di fronte al paganesimo, all'arianesimo e alle altre eresie; come anche per la sua libertà e autonomia rispetto al potere politico.
Sostenne, infatti, strenuamente dinanzi all’Imperatore non solo i diritti della Chiesa, ma l’autorità dei suoi pastori, e difese con gli scritti e con l'azione la dottrina della vera fede contro gli Ariani.
Morì il sabato santo 4 aprile del 397.
Realizzò una delle forme più riuscite di pastorale, e appartiene al numero di quei grandi che con il pensiero e con l'azione posero le basi all'edificio della cultura cristiana medievale.
Fu iniziatore dell'innologia religiosa popolare.
Stupisce che Ambrogio, impegnato su tanti fronti, abbia potuto trovare il tempo per la composizione di tante opere.
La maggior parte di esse non contiene speculazioni dogmatiche, ma è strettamente legata al suo ministero pastorale.
In questo Ambrogio rivela la sua forma mentis tipicamente romana, cioè pratica.

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