giovedì 28 febbraio 2008

Prima meditazione

La fede del cristiano

1. Introduzione

L'uomo è cosciente del proprio essere, una coscienza non fenomenica e astratta, ma profonda e vitale.
L'uomo infatti è un essere in questione, sempre proteso verso la verità:
- verità scientifica o ontologica;
- verità della vita, quella che dà e garantisce la vita;
- verità creatrice, che lo fa essere e lo ha sottratto al non essere.
La verità di cui l'uomo è capace, è quella che gli dà significato.
Detta verità è possibile averla solo come grazia, cioè non come deduzione o produzione razionale, ma come rivelazione e dono di Dio.
Creazione e redenzione sono essenzialmente un come dono, infatti nessuno si crea e si salva da solo.
La verità crea e salva nel Dio che si autorivela e si dona all'uomo, Cioè nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo.
L'uomo, raggiunto da questa verità, può accoglierla e rispondervi nella fede.
La fede, allora, è il modo di mettersi in sintonia con la verità della grazia, cioè il luogo d'incontro tra l'amore donante di Dio e la risposta accogliente dell'uomo.
Incontro che è creatore e redentore allo stesso tempo. Paolo, infatti, afferma: siamo stati «salvati per grazia mediante la fede» (Ef 2,8).
La fede fa cogliere all'uomo di essere unico e irrepetibile. Essa è sorgente di vita: «chi crede ha la vita» (Gv 6,47; cfr. 3,15.16.36; 5,24; 6,40; 20,31). Inoltre dà all'uomo la possibilità di essere se stesso.
La tensione salvifica insita nel dono di fede trasforma l'essere umano in un soggetto capace di fedeltà morale. Infatti la fede è fonte di forti motivazioni per l'agire, perché la prospettiva della salvezza rende autentica la coscienza e invoglia la libertà.
Essa, inoltre, indica i valori e propone le norme morali che devono dirigere l'agire dell’uomo. Questi rinnovato dalla fede diviene soggetto capace di agire morale.
La fede è cristiana perché basata sulla testimonianza ricevuta e professata da Gesù. Essa è «Fede nel Signore Gesù» (Ef 1,15). Il cristiano professa la fede in Dio nella fede in Gesù Cristo. Le due cose sono indivisibile.
Cristo, verità della fede e verità di Dio, si offre all'uomo, si presenta all’uomo come l’icona del Dio invisibile che si fa visibile.
Il teismo delle varie teodicee, che presenta la verità di Dio a partire dall'uomo, infatti, non fa appello alla fede. Il Dio dei filosofi non si raggiunge con la fede, ma con la sola ragione.
La fede ha origine dalla libera iniziativa di Dio, dal suo donarsi senza limiti.

2. Gesù e la fede

E’ Gesù, evento che rivela Dio all'uomo, che lo chiama alla fede.
Dio, infatti, è un tutt'uno con la persona e la storia di Gesù. In lui si è fatto visibile a noi, diventando nostra verità: «Io sono la verità» (Gv 14,6).
Ne segue che credere in Dio è credere in Gesù Cristo: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me» (Gv 14,1).
Gesù è la chiave di accesso alla fede in Dio in quanto ci dà la possibilità di:
- comprendere il cammino veterotestamentario, come storia dei segni parziali e provvisori della rivelazione di Dio e dell'accoglienza credente dell'uomo, segni che rimandano al segno ultimo, quello della pienezza del tempo, punto di riferimento della fede cristiana;
- comprendere il cammino della fede che ha in Gesù Cristo l’inizio e la fine, non potendosi dare ulteriore rivelazione di Dio e del suo Verbo;
- comprendere, infine, il cammino di fede di uomini e popoli che, in ricerca della verità, si muovono incontro a Cristo.
Solo in Cristo la fede è teologale: possibilità nella grazia di conoscere Dio e, in Dio, conoscere se stessi.
La fede, evento di grazia e virtù, che ha come soggetto l'uomo, destinatario unico.

3. I presupposti antropologici della fede

La fede, pur essendo un evento eminentemente teologale, coinvolge l'uomo in tutta la sua realtà, ma non come sovrastruttura, che lo sovrasta.
Si ha così un duplice movimento antropologico della fede, che tradizionalmente viene espressa con la formula classica: la fede cerca le ragioni umane del credere, la ragione cerca e trova il suo appagamento nella fede.
Il bisogno di capire della fede ha il suo riscontro nel bisogno dell’uomo di capire la fede.
Questa duplice esigenza costituisce la piattaforma antropologica su cui si fonda la riflessione teologica sulla fede.
Cercherò di descrivere detta piattaforma approfondendo:
- il passaggio dal pensare al credere,
- la questione del senso come «luogo» della fede.

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